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Quest'articolo è stato aggiornato il giorno: sabato 30 ottobre, 2021

Fin dall'anno della sua prima introduzione sul mercato, il lontano 2007, l'iPhone s'è subito imposto all'attenzione dei consumatori per il suo grande display totalmente sensibile al tocco.
All'epoca, un display così grande e con tecnologia touch era considerato una stravaganza, nel settore della telefonia: il mercato era abituato a cellulari con tastiera 0-9 standard, e ben pochi erano gli smartphone che incorporavano la funzionalità del digitalizzatore capacitivo.
La scelta di Apple d'abbandonare completamente il vecchio concetto dell'interfaccia uomo-cellulare si rivelò vincente: nel giro di pochissimo tempo, tutti gli altri operatori di mercato s'adattarono alla nuova tipologia costruttiva, iniziando de facto quella 'rivoluzione mobile' che prosegue inarrestabile sino ai giorni nostri.

C'è molto da sapere sulla storia del display dell'iPhone e sulla sua tecnologia costruttiva: informazioni interessanti ed utili, per capire com'è fatto e come funziona l'elemento visivo principale del tuo telefono, che permette l'interazione uomo-macchina.
Buona lettura!

Cos'è un display

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Un display, chiamato anche screen, monitor, schermo o visualizzatore grafico, è il componente passivo di un calcolatore elettronico che permette la visualizzazione grafica degli input e degli output delle operazioni di calcolo.
Benché non l'unico, è l'elemento principale per l'interazione uomo-macchina di qualsiasi computer, che stimola il senso della vista e consente di leggere e scrivere testo, grafica, immagini generiche.

Un display converte i segnali elettrici in ingresso in informazioni di colore, opportunamente posizionate e graduate per comporre un'immagine intelligibile.
Essenzialmente, i display si dividono in due grandi categorie: a scansione di linea e a matrice di pixel.
I monitor a scansione di linea, chiamati anche CRT (dall'inglese Cathode-ray tube, ossia tubo a raggi catodici) funzionano grazie ad un tubo a vuoto dove il segnale elettrico in ingresso viene convertito in scariche elettroniche emesse da un catodo (posto nella parte posteriore del monitor), che vengono indirizzate verso un pannello frontale che fa da anodo.Prenota ora il tuo cambio vetro iPhone!

Un televisore CRT
Un monitor CRT per computer

Quando il pannello dell'anodo riceve le scariche elettroniche, grazie a particolari materiali di cui è composto (fosfori) emette luce: il segnale elettrico in ingresso può quindi essere opportunamente modulato per far emettere una particolare frequenza all'anodo, riproducendo un'informazione di colore.
I fasci elettronici sono inviati linea per linea secondo in disegno di una matrice (chiamata raster), e la sincronia delle scansioni è assicurata da appositi circuiti di controllo.

Un monitor a tubo catodico (CRT)
Un monitor a tubo catodico visto lateralmente.
Il cannone elettronico (catodo) si trova all'estremità destra, mentre il pannello a fosfori (anodo) è immediatamente posto dietro il vetro protettivo.
Un oscillatore magnetico opportunamente tarato curva i raggi elettronici per consentirgli di scansionare linea per linea

Datosi che, in effetti, un monitor CRT non è né più e né meno che un 'cannone elettronico', ha delle dimensioni che sono comprimibili solo fino ad un certo punto: c'è bisogno di un minimo di distanza tra catodo ed anodo affinché i fasci elettronici possano essere modulati e deviati alla matrice raster.
Ancora, il tubo catodico deve essere tenuto sotto vuoto da un corposo e spesso contenitore: il rischio che si rompa e che quindi crei una piccola esplosione è elevato, e deve pertanto essere minimizzato tramite apposita protezione.

Il dietro di un televisore CRT
I monitor e le TV a tubo catodico sono molto ingombranti perché è richiesta una minima distanza tra catodo ed anodo per proiettare il fascio elettronico

Questo è il motivo per cui i vecchi monitor, sia per computer che per la televisione, erano ingombranti e dannatamente pesanti.
Un altro, grosso limite dei display CRT sono le dimensioni del campo visivo: anche se sarebbe tecnicamente possibile produrre CRT oltre i 50", la distanza necessaria tra catodo ed anodo del tubo a vuoto (unito al suo peso) sarebbe così grande da renderlo, di fatto, non installabile da nessuna parte.
Ecco perché, per comporre schermi di grandi dimensioni, un tempo si usavano più monitor CRT assemblati assieme stile griglia, oguno riproducente un particolare frammento d'immagine (sulla falsariga di un mosaico).
I monitor CRT sono stati l'unico tipo di display disponibili per la rappresentazione elettronica dei segnali video per oltre un secolo: Carl Ferdinand Braun lo inventò nel 1897, e rimase in produzione, perfezionato e montato su infiniti modelli di TV e schermi per computer vari fino all'inizio degli anni 2000, quando la tecnologia LCD, plasma e LED diventarono economicamente sostenibili per la produzione industriale su larga scala.Prenota ora il tuo cambio vetro iPhone!

Una TV LCD
Una moderna TV con schermo piatto LCD

I monitor a matrice di pixel ottengono la composizione dell'immagine non da un raster, ma bensì da una griglia di pixel, ossia pure informazioni di colore.
Le tecnologie più usate per riprodurre la matrice (dot matrix) sono essenzialmente tre: LCD, LED e plasma.
Tutte e tre le tecnologie sono attualmente impiegate per produrre qualsiasi genere di display, di qualsiasi dimensione: al contrario dei CRT, i monitor a matrice di pixel possono essere costruiti in pressoché ogni forma o grandezza, da dimensioni piccolissime a quelle enormi, utilizzate nei concerti, nelle manifestazioni sportive, negli spettacoli televisivi ecc ecc.
La tecnologia LCD (Liquid Crystal Display) si basa sulle particolari proprietà di composti organici conosciuti come cristalli liquidi, scoperti casualmente nel 1888 dal botanico austriaco Friedrich Reinitzer.
Sono dei composti che possono passare dallo stato liquido a quello solido tramite cristallizzazione, essendo però capaci di rimanere anche a metà strada tra i due strati, mantenendo le caratteristiche di entrambi (mesofase).

Variando la mesofase, i cristalli liquidi variano anche di colorazione: possono infatti divenire trasparenti od opachi, polarizzando la luce e quindi scomponendo stile prisma le frequenze dello spettro visibile (iride).
Questi cambi intermedi di fase possono essere ottenuti applicando un'opportuna tensione elettrica ai cristalli, che possono dunque essere spalmati su una superficie piatta per comporre una matrice di pixel.
Datosi che i cristalli liquidi possono polarizzare la luce ma non possono emetterla spontaneamente, c'è bisogno di una fonte d'illuminazione esterna al pannello LCD.
A seconda del tipo d'illuminazione, avremo dunque tre tipologie di display LCD:

  • LCD riflettivo;
  • LCD trasmissivo;
  • LCD transflettivo

L'LCD riflettivo è il tipo più semplice di display a cristalli liquidi: la luminanza è data direttamente dalla luce solare oppure una fonte esterna artificiale, come una lampadina ad incadescenza oppure un LED.
Sono display molto economici, possono essere prodotti in piccolissime dimensioni (perfetti per gli orologi e sveglie) e consumano pochissima corrente elettrica: una pila a bottone di un comune orologio digitale può alimentare un display LCD riflettivo per anni, tanto per dare un'idea del loro bassissimo consumo elettrico.

Un LCD riflettivo
Un LCD di tipo riflettivo

Il loro più grande svantaggio è dato dal fatto che, senza una luce esterna adeguata, sono illeggibili.
Gli LCD trasmissivo hanno invece un pannello luminoso incorporato direttamente nel display stesso: spesso è un pannello LED posto proprio dietro la matrice di cristalli liquidi, e l'illuminazione è quindi posta da un unico lato (backlight).
Il vantaggio di questi display è che possono essere riprodotti milioni di colori e sono visualizzabili anche in assenza totale di luce.
Gli svantaggi sono un maggiore consumo energetico rispetto agli LCD riflettivi e, soprattutto, la loro scarsa visibilità sotto la luce solare diretta.
Per risolvere questo problema sono quindi stati creati gli LCD transflettivi, che combinano le qualità della riflessione conquella della trasmissività: in pratica dietro al backlight viene incluso anche un sottile strato riflettivo, che aiuta di molto la leggibilità sotto la luce del sole.

Un LCD trasmissivo
Un LCD di tipo trasmissivo


La tecnologia LCD, disponibile per uso militare ed industriale già dalla fine degli anni '50, è divenuta commerciabile dagli anni '70 in poi, quando i costi di produzione dei pannelli sono cominciati ad essere economicamente sostenibili.
I primi LCD a colori transmittivi sono stati commercializzati a partire da fine anni '80, e di lì in poi la tecnologia è stata via via migliorata, fino agli altissimi livelli attuali.
Il loro costo si è drammaticamente abbassato ad inizio anni 2000, quando hanno quasi del tutto soppiantato, in pochissimi anni, i monitor a tubo catodico.
Oggigiorno è possibile produrre pannelli LCD minuscoli ad oltre 100 pollici, a seconda dell'esigenze del committente.

Una TV OLED
Una TV con tecnologia OLED curva

La tecnologia OLED (Organic-Light Emitting Diode, diodo ad emissione di luce organico) è molto simile a quella LCD, ma si differenzia da quest'ultima per la possibilità di costruire un pannello di pixel capaci d'emettere spontaneamente luce, senza bisogno di backlight esterno.
Ciò può essere ottenuto grazie alla peculiare caratteristica dei LED, ossia di semiconduttori al silicio che, quando eccitati elettricamente, emettono spontaneamente fotoni, di frequenza cromatica variabile.
Ciò si traduce in un minor spessore del pannello del display, un angolo visivo praticamente perfetto da ogni grado (quasi 90° dal piano normale), l'ottima saturazione dei colori ed un contrasto generalmente maggiore di un pannello LCD equipollente.
Va notato che, datosi che i diodi LED sono ricavati direttamente su una superficie sottile polimerica, il pannello OLED, al contrario di uno LCD, può essere flessibile: ciò ha reso possibile, ad esempio, la produzione di TV e monitor da computer leggermente curvati, in modo da facilitare la visione conica umana.

Un pannello OLED
L'estrema flessibilità di un pannello OLED

Gli svantaggi della tecnologia OLED sono un consumo elettrico maggiore di quella LCD, una vita media inferiore e una luminosità totale anch'essa inferiore se paragonata all'illuminazione del backlight dei cristalli liquidi.
Attualmente, i processi costruttivi di LCD ed OLED sono molto simili: le costruzioni dei due pannelli sfruttano più o meno lo stesso procedimento industriale ma le due tecnologie si differenziano attraverso l'applicazione del contatto elettrico dei pixel.
Negli LCD tale contatto viene saldato su un condensatore, mentre negli OLED direttamente sul punto della matrice.

I primi schermi al LED furono una diretta evoluzione della tecnologia al plasma, e non godettero di molto successo commerciale per via degli altissimi costi di produzione e per il fatto che fino all'inizio degli anni '90 non si trovò il mondo di produrre LED con luce emittente di colore blu.
Fu grazie al lavoro dei ricercatori giapponesi Isamu Akasaki, Hiroshi Amano e Shuji Nakamura (Nobel per la scienza nel 2014) che, all'inizio dell'ultimo decennio del XX secolo, si riuscì a completare la sintesi additiva con i LED e a produrre quindi luce bianca. Prenota ora il tuo cambio vetro iPhone!

Una TV con tecnologia la plasma
Una moderna TV al pasma

La tecnologia al plasma è invece stata inventata durante gli anni '60 negli Stati Uniti d'America, e si basa più o meno sullo stesso concetto di quella CRT, ma senza il ricorso ad un tubo al vuoto.
Un pannello al plasma è costruito con due vetri isolanti, nel cui mezzo è posizionata una matrice di piccolissime celle che contengono un mix di neon e xeno, due gas nobili.
Nelle celle sono infilati degli elettrodi che, forniti della giusta tensione, creano un potente arco elettrico che ionizza la mistura di gas, facendolo passare allo stato di plasma.
Il plasma così ottenuto eccita poi uno strato di ossido di magnesio posto dietro alla parte frontale del pannello, ed in questo mondo i fosfori possono emettere luce.

Un vecchio monitor al plasma anni '80
Un monitor al plsma monocromatico di un computer degli anni '80

Ogni pixel di un pannello al plasma è composto da tre celle separate: una per la radiazione rossa, una per la verde ed una per la blu.
In questo modo è possibile ottenere tutti i colori dell'iride.
Contrariamente a quello che pensa la gente, i monitor al plasma sono entrati in commercio già dagli anni '70 del 1900, inizialmente disponibili in monocromatismo (arancione, giallo o verde).

Le celle di un pannello al plasma
Le piccolissime celle di colore della matrice di pixel di un monitor al plasma, qui ingranditi centinaia di volte: si nota perfettamente la suddivisione RGB

I monitor al plasma hanno il vantaggio di poter essere agevolmente prodotti in grandi dimensioni (il costo varia di pochissimo al variare della superficie della matrice) ed usando materiali molto sottili: ciò li rende perfetti per l'uso come TV e totem pubblicitari.
Altro vantaggio significativo è la possibilità di produrre un nero praticamente perfetto, di qualità comparabile a quello ottenuto con i monitor CRT.
Di contro, i display al plasma non possono essere costruiti sotto una dimensione minima, il loro consumo energetico è superiore a tutte le altre tecnologie concorrenti e la loro vita media è la più bassa in assoluto: i gas delle loro celle, come qualsiasi altra lampada, dopo un certo numero di ore di utilizzo raggiungono l'entropia energetica, diventando quindi inservibili.
Come i CRT, anche i monitor al plasma soffrono del disturbo delle immagini fantasma (burn-in): se una grafica rimane fissa per lungo tempo sul display, senza movimento, a lungo andare fa perdere luminosità ai fosfori, che quindi rimarranno sbiaditi (come uno stencil), facendo intravedere il disegno dell'immagine statica che li ha impressi. Prenota ora il tuo cambio vetro iPhone!

La tecnologia touchscreen e la digitalizzazione

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La tecnologia digitalizzante, chiamata più comunemente con il termine inglese touchscreen è una particolare forma di input, che consente all'utente di interagire direttamente con il display usando solo le dita delle mani, oppure altri strumenti idonei.
In pratica, è una fusione tra dispositivo di visualizzazione grafica (il monitor) ed un dispositivo rilevatore (digitalizzatore), unito in un unico assemblato.
La tecnologia touchscreen facilita di moltissimo l'interazione uomo-macchina, poiché soddisfa il primordiale impulso umano del 'toccare direttamente' quello con cui vuole interagire in senso fisico.
Si tratta quindi di un sistema che soddisfa sia la vista che il tatto in maniera semplice e coordinata, e pertanto è considerato molto più istintivo e comodo rispetto ad altri dispositivi elettronici di puntamento (trackpad, mouse), dove l'utente è costretto a seguire il muoversi di un puntatore digitale, richiedendo dunque un passaggio in più di coordinazione mano-occhio.

La digitalizzazione consente di tramutare un impulso fisico in un impulso elettrico, inviato alla CPU di un calcolatore per tracciare la posizione del puntatore su un piano cartesiano, permettendo quindi l'interazione col campo visivo.
I primi display con digitalizzatore furono ideati negli anni '50, ed avevano una tecnologia agli infrarossi: sul monitor era posizionato un campo di raggi infrarossi, che formava un fitto reticolo.
Interrompendo il reticolo con il dito, l'utente inviava un segnale al processore che poteva quindi capire dove era avvenuta l'interruzione, calcolando così la posizione sugli assi cartesiani.

Nonostante i grandi progressi della tecnologia, i display digitalizzanti rimasero un prodotto di nicchia fino alla fine degli anni '80 del XX secolo: il costo estremamente elevato di produzione ne confinò l'utilizzo solo in determinati settori, come ad esempio quello degli ATM (i Bancomat, per intenderci).
I touchscreen vennero gradualmente introdotti nel mercato consumer durante gli anni '90, quando i costi industriali ne permisero una diffusione più massiccia rispetto al passato, e divennero poi estremamente popolari ed utilizzatissimi dagli anni 2000 in poi, con la risoluzione portata da tablet e smartphone.
Al giorno d'oggi, la tecnologia touchscreen è il sistema di interazione uomo-macchina più diffuso al mondo, avendo da tempo abbondantemente superato per numero di dispositivi venduti anche la storica accoppiata mouse-trackpad.

Informazioni che non sapevi!

La sintesi additiva è uno dei due modi principali con cui è possibile riprodurre i colori dell'iride, cioè la parte visibile dello spetto elettromagnetico (la luce).
È il metodo con cui il nostro occhio percepisce le frequenze cromatiche che sono assorbite o riflesse dai pigmenti: speciali molecole presenti in pressoché ovunque che scompongono la luce bianca proveniente dal sole, e che la nostra vista percepisce come 'colore'.
Ogni colore in realtà è una determinata frequenza della radiazione elettromagnetica, che vibra con intervalli più o meno lunghi a seconda di molti fattori.
Esistono tre frequenze principali che, sommate tutte assieme in eguale misura, compogono la luce bianca: il rosso, il verde ed il blu.
Questi colori sono chiamati 'fondamentali' perché non possono essere scomposti in nessun altro colore di base, ma che, mescolati in varie quantità, compongono tutti i milioni di colori percepibili dal nostro occhio.
Si chiama 'sintesi additiva' proprio perché per ottenere il bianco devono essere miscelati tutti e tre i colori fondamentali, in misura rigorosamente uguale.
La sintesi additiva è spesso chiamata anche con l'acronimo inglese RGB, ossia Red, Blue e Green (rosso, blu e verde, per l'appunto).
Le videocamere, le fotocamere, i display, la televisione, i proiettori: funzionano tutti col principio di base della sintesi additiva.
La sintesi additiva si contrappone alla sintesi sottrattiva, che è invece il modo con cui si eseguono disegni, dipinti, stampe e qualsiasi altra cosa che deve essere riprodotta non elettricamente.
Nella sintesi sottrattiva i colori primari sono il ciano, il magenta, il giallo ed il nero che, miscelati assieme, compongono moltissimi colori, non tanti quanti quella della sintesi additiva ma comunque sufficienti a riprodurre in maniera molto accurata la realtà.
Si chiama 'sintesi sottrattiva' perché, per ottenere il bianco, al contrario del metodo in RGB è necessario sottrarre colore.
Questo a prima vista potrebbe sembrare un assurdo, ma è comprensibile molto facilmente immaginando un foglio di carta completamente vuoto, pulito.
È bianco, vero?
Al contrario, se si spegne il cellulare od il televisione, lo schermo come diventa?
Esattamente: nero.
Nulla di più facile per spiegare la differenza tra le due sintesi!

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Le tipologie di touchscreen

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Attualmente, esistono due tecnologie principali per la produzione di display touchscreen:

  • La tecnologia trouchscreen resistiva;
  • La tecnologia touchscreen capacitiva

La tecnologia resistiva è, dopo quella ad infrarossi, la più vecchia inventata: disponibile per le forze militari statunitensi già negli anni '60, ha accompagnato persino la missione Apollo 11 durante il primo sbarco umano sulla Luna.
Il suo concetto di funzionamento è molto semplice: al pannello del display vengono applicate due pellicole polimeriche trasparenti e molto sottili, entrambe dotate di resistenza elettrica.
Le due pellicole sono poste vicinissime tra di loro e parallele, ma non si toccano.
Quando l'utente tocca col dito o con un pennino la pellicola più esterna, la spinge fino a farla collimare con la seconda pellicola, creando quindi un vero e proprio partitore di tensione.
Tale circuito quindi creerà una variazione della tensione dello schermo, che potrà essere misurato ed usato per calcolare la posizione del puntatore secondo il classico piano cartesiano.

Touchscreen resistivo
Lo schema di un touchscreen di tipo resistivo

Il touchscreen resistivo è un dispositivo molto robusto, resistente e, datosi che riceve input per una vera e propria azione meccanica, può essere utilizzato non solo con materiale conduttivo come le mani, ma anche con pressoché ogni oggetto, compresi i guanti.
Questo lo rende particolarmente utile per l'installazione su totem informativi, ATM, display grafici di pubblico accesso in generale.
Di contro, è una tecnologia poco sensibile a tocchi leggeri: va esercitata una certa pressione sul display per attivarla, e questo la rende sconsigliata per l'uso sugli smartphone, in particolare.

Un altro grande svantaggio, che ne impedisce l'installazione sui telefoni cellulari, è l'impossibilità di adattare la tecnologia multitouch.
Datosi che le pellicole polimeriche debbono necessariamente essere installate sopra il vetro di protezione del display, gli schermi resistivi sono particolarmente difficili da pulire, e possono essere facilmente corrosi da prodotti standard per la pulizia dei vetri.
Le pellicole resistive non sono mai completamente trasparenti, ma mantengono sempre un certo grado (seppur basso) di opacità: questo rende gli schermi resistivi meno luminosi rispetto ad altre tecnologie similari, e la loro resa alla luce solare diretta è spesso scarsa.

Touchscreen capacitivo
Lo schema di un touchscreen di tipo capacitivo

La tecnologia capacitiva si basa invece sulla capacità elettrica di particolari e minuscoli condensatori, costruiti con una mappatura reticolare su un sottilissimo film polimerico a cui è applicata una leggerissima tensione elettrica, impalpabile per gli esseri umani ma sufficiente per essere analizzata da una CPU.
Il film di condensatori è incollato tra il vetro protettivo ed il monitor LCD (od OLED) vero e proprio, formando quindi una struttura omogenea.
Quando l'utente tocca col dito, o con altro strumento conduttivo, il film digitalizzatore, crea una differenza di capacità sulla superficie: il segnale elettrico può quindi essere analizzato ed inviato alla CPU, che calcolerà la posizione cartesiana del puntatore.
Il display capacitativo presenta molti vantaggi, comparato ad uno resistivo: permette una superficie completamente trasparente e di luminosità massima, può funzionare anche se leggermente sfiorato, è protetto da un vetro protettivo e, molto importante specie per i dispositivi mobili moderni, permette d'integrare facilmente la tecnologia multitouch.
Con il multitouch è possibile indicare più punti contemporaneamente, permettendo quindi una migliore gestualità dell'interazione uomo-macchina: si possono ruotare oggetti, scalarli, spostarli, zoomarli e via discorrendo, con tutto il bagaglio di azioni che siamo ormai soliti compiere sui nostri smartphone e tablet.

Il più grosso limite dei display capacitivi è l'impossibilità di essere usati con i guanti ordinari e, in generale, senza elementi conduttivi: c'è bisogno di un conduttore elettrico per creare la differenza di capacità necessaria al funzionamento del digitalizzatore, e per questo esistono in commercio guanti e stilo conduttive, specificatamente pensati per essere usati con i display capacitativi.
Per i loro molti vantaggi, tra cui anche un tempo di reazione superiore ai touchscreen resistivi, i display capacitivi sono diventati lo standard installato in pressoché tutti gli smartphone, tablet e laptop ibridi moderni.
Il display di ogni iPhone sinora prodotto incorpora un pannello digitalizzatore di tipo capacitivo. Prenota ora il tuo cambio vetro iPhone!

Le componenti di un display iPhone

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Anche se a prima vista può sembrare un unico componente, il display dell'iPhone è in realtà un assemblato realizzato con differenti elementi, uniti già in fase di produzione tra di loro.
Schematicamente, un generico display di un iPhone moderno è composto da:

  • Un pannello LED/OLED;
  • Un pannello backlight (solo per i display LCD);
  • Un film digitalizzatore;
  • Un vetro protettivo;
  • Circuiti di controllo e cavi flex di connessione alla scheda logica

Il pannello LCD oppure OLED è il display vero e proprio dell'iPhone: è il componente che ha il compito di visualizzare la grafica del Sistema, e qualsiasi altro segnale video proveniente dalla CPU/GPU del telefono.
iPhone, fino ai modelli della serie 8, equipaggiava un display con tecnologia LCD: da iPhone X, Apple ha deciso di virare sulla tecnologia OLED.
La risoluzione e la definizione dei display dell'iPhone sono enormemente variate nel corso degli anni: il primo modello di iPhone uscito sul mercato, nel 2007, aveva un display da 3.5" ed una risoluzione massima di 320×480 pixel, con una densità di soli 163 ppi (pixel per inch).
iPhone X, rilasciato nel 2017, vede invece un display con diagonale da 5.8" e risoluzione da 2436×1125 px, con una densità di ben 458 ppi.

Gli LCD installati in ogni modello di iPhone, a prescindere dalla loro risoluzione e densità, sono tutti stransflettivi di tipologia TFT (Thin-film-transistor liquid-crystal display): in pratica è una forma di display a matrice attiva, dove un sottilissimo strato di transistori e condensatori riesce a conservare le informazioni di colore anche senza il controllo diretto del chip di controllo grafico.

Touchscreen capacitivo
Un pannello digitalizzatore incollato al vetro di protezione

Questo permette prestazioni d'animazione superiori del display, poiché i pixel non debbono necessariamente aspettare passivamente il refresh dei circuiti di controllo, come invece avviene nei display a matrice passiva.
Nella pratica, questo vantaggio si traduce in eccellente fluidità d'immagine ed assenza delle famose 'scie fantasma', conosciute anche col termine di 'motion blur': una sorta di 'alone persistente' durante i movimenti della grafica (particolarmente vistoso in quella chuncky o 3D), sulla falsariga di quello che effettivamente percepisce il nostro occhio quando un oggetto si muove troppo velocemente.
Nei display LCD, il pannello dei cristalli liquidi è unito ad un altro pannello con minuscole lampade al LED: è il backlight, ossia la retro-illuminazione.
Nei display OLED, tale pannello è assente, in quanto il contatto elettrico è applicato direttamente sui diodi che compongono i pixel della matrice, che emettono spontaneamente fotoni.

Touchscreen capacitivo
Un pannello LCD di un iPhone 5 con incollato il film digitalizzatore

Sopra al pannello del display, è incollato il film digitalizzatore, di tipo capacitivo, con tecnologia multitouch.
L'ultimo strato dell'assemblato che compone il display è composto dal vetro protettivo: come il nome suggerisce, è un pannello di silicato trasparente e resistente che serve a proteggere i delicati cristalli liquidi o LED dall'aria e dai piccoli urti purtroppo inevitabili nell'uso quotidiano del telefono, compresi i graffi e le polveri.
Sia i cristalli liquidi che i LED tendono naturalmente ad ossidarsi, se lasciati a lungo tempo a contatto diretto con l'aria; d'altro canto, il sottile film digitalizzatore non può garantire una protezione efficace del display, e per questo l'uso di un vetro quanto più robusto possibile è necessario.

I vetri protettivi dell'iPhone sono composti nel materiale noto come Gorilla Glass: un silicato con inserti d'alluminio e potassio dalla struttura semi-cristallina, con una buona resistenza ed una moderata flessibilità.
Il Gorilla Glass è prodotto dalla Corning, e nel corso degli anni l'azienda ha costantemente migliorato la mescola e la tempra del vetro: attualmente, il prodotto è arrivato alla versione Gorilla Glass 5, presentata nel 2016.
Il Gorilla Glass resiste molto bene ai piccoli urti quotidiani, e ha una durezza superficiale discreta, tanto da renderlo sicuro all'abrasione di molti oggetti che spesso vengono a contatto con l'iPhone, come chiavi o monete.
Come tutti gli altri vetri in silicato, però, anche il Gorilla Glass non fa miracoli: se caricata d'energia sufficiente, la sua struttura collassa e si rompe. Prenota ora il tuo cambio vetro iPhone!

Il 3D Touch

Il 3D Touch

Dal modello iPhone 6S in poi, Apple ha introdotto una novità nella sua linea di cellulari, ovverosia il 3D Touch.
Inserendo un film aggiuntivo resistivo tra digitalizzatore e pannello LCD, la tecnologia 3D Touch permette di leggere non solo il puntamento sugli assi cartesiani, ma anche la forza di pressione dell'utente.
Infatti, a seconda della forza esercitata sul display mentre si tocca un punto, il film resistivo dona una risposta differente alle azioni sul display: è così possibile sfruttare differenti funzionalità di iOS, con un uso similare a quello che è possibile fare col un tasto aggiuntivo di un mouse.

Il feedback del 3D Touch è sensoriale ma non solamente visivo: il motore vibratore interno del telefono (il Tap Engine) fa vibrare l'iPhone con un caratterisco e particolare impulso, avvertendo così l'utente che è stata usata una funzione 3D.
Una sorta di emulazione della meccanica del 'click', molto utile per capire immediatamente se la nostra pressione è stata sufficiente ad avviare l'opzione del 3D Touch.Prenota ora il tuo cambio vetro iPhone!

Il display 'borderless'

Borderless iPhone

In gergo tecnico, si chiama 'display borderless' (senza bordi) un pannello monitor, sia LCD che OLED, il cui campo visivo coincide più o meno esattamente con il perimetro del dispositivo sul quale lo stesso display è montato.
In pratica l'immagine occupa tutta la superficie frontale del telefono, con bordi praticamente inesistenti oppure molto contenuti.
Sovente, gli angoli del display risultano arrotondati, e spesso anche le superfici dei lati sono ricurve, seguendo un design morbido.
È un tipo di tecnologia che s'è reso necessario per venire incontro alle esigenze di display sempre più ampi del mercato, senza però eccedere oltre modo con le dimensioni del telefono.

Il primo iPhone ad adottare un display borderless è stato l'iPhone X, commercializzato nel 2017 per il decennale della vita della linea iPhone.
In tale modello, Apple abbandona lo storico pulsante home centrale meccanico, per adottarne uno totalmente virtuale.
I display borderless hanno il grande vantaggio di espandere il campo visivo senza aumentare forzatamente la dimensione totale del dispositivo sul quale sono montati, ma il loro grande svantaggio è una fragilità e delicatezza maggiore rispetto agli schermi standard.
L'assenza di bordi ed il contatto diretto del display con il perimetro del telefono non agevolano la dispersione e l'ammortizzazione dell'energia cinetica ricevuta dalla struttura durante un urto od una caduta.

Consigli sulle batterie Li-poly dell'iPhone
Quindi ricorda che...
  • Il display è l'elemento hardware che serve a visualizzare le informazioni grafiche;
  • I display si dividono in due categorie: a scansione di linea e a matrice di pixel;
  • Un pixel è un'informazione di colore, e più pixel uniti in una griglia delimitata da un campo visivo formano un'immagine;
  • Ci vogliono tre colori fondamentali per riprodurre la luce bianca: rosso, verde e blu;
  • I display LCD hanno bisogno di una fonte di luce esterna, i display OLED emettono spontaneamente luce;
  • Il digitalizzatore è l'elemento hardware che consente di interagire direttamente con la macchina tramite tocco delle dita;
  • I digitalizzatori si dividono in resistivi e capacitivi;
  • Il display dell'iPhone incorpora un digitalizzatore di tipo capacitivo;
  • Il display 'borderless' è un display il cui campo visivo coincide con il perimetro del dispositivo su cui è installato;
  • iPhone X è il primo iPhone dotato di display borderless

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Preparazione del dispositivo

Prima di portarci il tuo iPhone per l'intervento o di consegnarlo ai nostri tecnici per il ritiro, è necessario che tu esegua i passaggi qui sotto riportati.
Il completamento di tutti i passaggi assicurerà la massima protezione dei tuoi dati sensibili e permetterà al laboratorio di lavorare al meglio e servirti nel minor tempo possibile.
Se il tuo iPhone non si accende più, cerca di completare il maggior numero possibile di passaggi:

  1. Esegui un backup dei tuoi dati
    Se usi iCloud per eseguire la copia di sicurezza periodica dei tuoi dati, collega il tuo iPhone ad una rete Wi-Fi, collegalo alla presa d'alimentazione e poi vai su Impostazioni > ID Apple, iCloud, iTunes e App Store > iCloud > Backup iCloud e tocca "Esegui backup adesso".
    Se usi iTunes per il backup in locale, collega il tuo iPhone al Mac/PC, apri iTunes, vai nella schermata riepilogativa del tuo iPhone e clicca su "Effettua backup adesso";
  2. Rimuovi il codice di blocco dello schermo
    Vai su Impostazioni > Touch ID e codice (solo Codice se non hai un iPhone con la funzionalità Touch ID), immetti il tuo codice di sblocco e poi tocca "Disabilita codice". Metti ancora una volta il tuo codice di sblocco;
  3. Rimuovi Trova il mio iPhone
    Assicurati che il tuo iPhone sia collegato ad una rete dati 3G/4G oppure ad una rete Wi-Fi, quindi vai su Impostazioni > ID Apple, iCloud, iTunes e App Store > iCloud > Trova il mio iPhone e tocca l'interruttore per disattivarlo. Ti verrà richiesta la password del tuo Apple ID, mettila per disattivare Trova il mio iPhone;
  4. Rimuovi qualsiasi bumper, cover o pellicola protettiva del tuo iPhone
    I dispositivi in lavorazione devono entrare il laboratorio senza accessori, custodie o pellicole protettive: rimuovi qualsiasi elemento esterno al telefono prima di consegnarlo per la lavorazione

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‟Non è facile trovare questa qualità e questa professionalità a Milano, e non solo per l'iPhone... Sono veramente contento!”
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‟Chiari, onesti, impeccabili: il servizio di sostituzione vetro iPhone che tutti dovrebbero dare, ma che pochi fanno!”
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Noi rispettiamo la legge e l'ambiente.
Tutte le batterie ricaricabili al litio contengono metalli, leghe e sostanze altamente tossiche, oltreché infammabili.
Maneggiare senza le opportune precauzioni le batterie esauste, e soprattutto smaltirle in maniera impropria, può causare gravi rischi per la sicurezza, sia del singolo che della collettività.
In Italia, per legge (D.Lgs. 188, datato 20 novembre 2008) è obbligatorio smaltire pile ed accumulatori secondo le disposizioni imposte dal legislatore.
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Il riciclo ed il recupero del litio degli accumulatori esausti è fondamentale per garantire il minor impatto ambientale possibile, nonché preservare le riserve planetarie del metallo, risparmiando contestualmente energia.
SMALTISCI E CAMBIA IL TUO IPHONE SOLO QUANDO È DAVVERO ARRIVATO IL MOMENTO DI FARLO, ED USALO FINO A QUANDO È FUNZIONALE: IN QUESTO MODO EVITERAI SOVRAPRODUZIONE, CONSUMO ENERGETICO, CONSUMO DI RISORSE NATURALI E MINIMIZZERAI L'IMPATTO AMBIENTALE.
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